Centro Medico

Gengive infiammate
Riassorbimento osseo da infiltrazione

VEDERE BENE PER VIVERE MEGLIO

Il controllo della vista previene la salute di uno dei più importanti organi!!

La vista è il contatto più diretto con il mondo che ti circonda.

L’80% delle informazioni ricevute dall’ambiente in cui vivi passa attraverso i tuoi occhi.

Per questo motivo è importante mantenerli sani e sempre in forma, evitando di trascurare anche i più piccoli segnali di affaticamento della visione.
La tua vista è un bene prezioso. Non sottovalutarla.

Traumi, stress, posture di lavoro scorrette possono sfociare in dolori osteo-articolari ed infiammazioni.
L’osteopatia con manovre dolci, aiuta a ritrovare la giusta posizione ed il piacere di sentirsi “slegati”.

Principi dell’osteopatia

L’osteopatia è una scienza ed un’arte della salute che si basa sulla ricerca degli squilibri e delle

riduzioni di mobilità delle diverse parti del corpo umano e la loro normalizzazione con tecniche

manuali specifiche.

Le tecniche osteopatiche possono essere riassunte in 3 forme:

– le tecniche strutturali osteo-articolari (mobilizzazioni precise e fisiologiche)

– le tecniche tissutali organiche e viscerali (mobilizzazioni locali)

– le tecniche craniali o cranio-sacrali (micro-movimenti).

Contemporaneamente scienza tecnica ed arte, l’osteopatia richiede un alto livello di conoscenze e di tecnicità associata ad una capacità che solo lunghi studi permettono d’acquisire.

Principali indicazioni dell’osteopatia-terapia manuale

L’osteopatia tratta i disturbi funzionali e i dolori e particolarmente :

  1. I dolori, i disturbi e le malattie osteo-articolari, del rachide e degli arti
  2. I disturbi nervosi: nevralgie, disfunzioni neurovegetative e degli organi di senso
  3. I disturbi viscerali, dolori, posizioni e disequilibri pelvici, alcune sterilità
  4. Le conseguenze meccaniche dei traumatismi (choc, colpi, incidenti da traffico, falsi movimenti, posizioni scorrette di lavoro): patologie muscolari, articolari, legamentarie, discali e degenerative
  5. Le sequele post-partum
  6. Le sequele post-operatorie
  7. Il trattamento delle persone anziane
  8. Tutti i disturbi motori e cerebrali dei bambini con deficit a seguito di sofferenze durante la nascita
  9. E’ di completamento a tutti i trattamenti d’occlusodonzia ed ortopedia
  10. I disturbi secondari ad una disfunzione dei centri di riequilibrio posturologico
  11. Lo stress e tutte le conseguenze.

L’Osteopatia: una medicina manuale e complementare

Circa cento anni fa A.T. Still, medico di formazione classica, deluso dalla carenza di un’ottica filosofica e di un metodo adeguato nella pratica sintomatica della medicina, incominciò ad osservare il funzionamento dell’individuo e ad interpretarne differentemente le affezioni, mettendo in evidenza l’importanza dell’impalcatura muscolo-scheletrica di sostegno anche in rapporto con gli altri sistemi organizzati nella genesi dei sintomi e del loro mantenimento.

Egli codificò il concetto di funzionalità dell’individuo e dell’insieme fisiopatologico che lo governa, utilizzando le leggi dell’interdipendenza e dell’interrelazione dei diversi sistemi ed apparati.

Scienza dalle radici antichissime, è oggi ampiamente applicata in tutto il mondo.

Questa metodica naturale e dolce tratta le varie patologie senza utilizzare farmaci, avvalendosi di un approccio di tipo causale e non solo sintomatico.
Essa studia l’individuo nel suo complesso e cerca l’origine della malattia o del disturbo usando esclusivamente una semeiotica specifica.

Utilizza una terapia manuale, in complemento alla medicina classica, di cui usa comunque i mezzi diagnostici necessari (TAC, Risonanza Magnetica ecc.), che consente all’organismo di reagire e difendersi dalle varie patologie, sfruttando fenomeni di autoregolamentazione tali da ristabilire l’armonia, l’equilibrio e la mobilità dell’apparato di sostegno del corpo.

Ciò che caratterizza l’organismo umano è il movimento. Ciò che caratterizza lo stato di salute è l’equilibrio.

Restituendo vita e movimento a tutte le strutture (ossa, muscoli, articolazioni, visceri, liquidi…) l’Osteopatia permette all’organismo di reagire, di lottare e di difendersi dalle aggressioni grazie a fenomeni di autoregolazione.

L’Osteopatia mira a ristabilire l’armonia, il buon equilibrio e la buona mobilità della struttura scheletrica di “sostegno” del corpo nello spazio.

Il suo scopo è di permettere all’uomo di autogestirsi e all’organismo di riorganizzarsi al fine di difendersi meglio dalle aggressioni.
L’Osteopatia si rivolge a tutti i livelli di funzionamento dell’organismo, quindi essa non corrisponde assolutamente alle tecniche di terapia vertebrale, Chiropratica, Kinesiterapie… E’ contemporaneamente un’arte, una scienza, una tecnica.

Gli strumenti utilizzati dall’osteopata sono solo le mani, egli non prescrive alcun rimedio chimico farmaceutico. Il suo campo di applicazione è vasto e preciso.

L’osteopatia è una medicina manuale, complementare che si occupa principalmente dei problemi strutturali e meccanici del corpo umano e di alleviare il dolore che ne deriva. Si tratta di una medicina dolce dotata di un proprio sistema di diagnosi e trattamento che le permette di trattare pazienti di ogni età.

L’Associazione Britannica dei Medici (BMA) descrive l’Osteopatia come “una disciplina clinica a sè stante” poichè utilizza un sistema consolidato di diagnosi clinica e trattamento manuale in cui riveste particolare importanza un approccio attento al paziente e alle sue esigenze specifiche, utilizzando tuttavia, i mezzi diagnostici della medicina tradizionale di cui conserva il carattere strettamente scientifico.

L’Osteopatia si occupa in particolare dell’interrelazione esistente tra la struttura anatomica e il modo in cui essa funziona; si tratta quindi, di una modalità terapeutica indicata in presenza di numerosi disturbi a carico dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico. Gli osteopati utilizzano, tuttavia, un’ampia varietà di approcci terapeutici al trattamento (strutturale, fasciale, viscerale, cranio-sacrale) e sono in grado di alleviare il dolore causato da varie affezioni e patologie dal neonato all’anziano, negli sportivi o nel caso di disturbi che possono insorgere durante la gravidanza o nel periodo post-partum.

L’Osteopatia studia l’individuo nel suo complesso e cerca l’origine della disfunzione o del disturbo, avvalendosi di un aproccio causale e non solo sintomatico che può portare ad un intervento terapeutico in aree diverse dalla localizzazione del sintomo allo scopo di ristabilire l’armonia, l’equilibrio e la mobilità dell’apparato di sostegno del corpo umano.

La dieta corretta serve a stare bene ed in salute, l’approccio alla dietologia per motivi di peso forse non è il più corretto ma è ciò che ci spinge a prendere coscienza che dobbiamo cambiare qualcosa…

 VIVI LA DIETA CON ANIMO POSITIVO!

Molti considerano la dieta come qualcosa di negativo, punitivo, restrittivo. La dieta invece, il cui termine deriva dal greco e significa  “stile di vita” , è lo strumento con cui imparare a mangiare meglio. Mangiando in modo corretto il nostro corpo ne gioverà, ci sentiremo più  leggeri, più in forma, pieni di energia….

La dieta è qualcosa di bello !  “Sorridi sei a dieta!”

Starbene Mangiando

Gran parte delle persone assistite che si sottopongono ad una dieta dimagrante perdono peso ma poi lo recuperano a volte in quantità superiore a quella perduta.
Questo deprimente fenomeno, noto con il nome di sindrome dello yo-yo, oltre ad avere conseguenze mediche (come l’aumentato rischio per le malattie cardio-vascolari) porta con sé conseguenze dal punto di vista psicologico. Spesso il paziente dopo il fallimento di un tentativo dimagrante, sviluppa sentimenti di inadeguatezza, bassa autostima, ansia e depressione.
Alcuni soggetti arrivano persino a sentirsi “in colpa” per non essere riusciti a dimagrire e considerano la propria situazione “senza speranza”. Ma la colpa del fallimento dietologico non è da ricercarsi nel soggetto: probabilmente nessuno gli ha mai insegnato la strada giusta per dimagrire e mantenersi magro.

Permettere alle persone assistite, attraverso diete e consigli personalizzati, di perdere peso e al tempo stesso fornirgli la “formula” giusta per mantenere i risultati nel tempo!!
No, non si tratta di formule magiche ma di un programma articolato che prevede l’acquisizione da parte della persona assistita di nozioni, strategie, tecniche comportamentali, consigli e informazioni dietologiche che hanno lo scopo di educare ad uno stile di vita più salutare.

L’obiettivo ultimo non è il dimagrimento, questo è solo il punto di partenza, bensì il raggiungimento di uno stato di salute fisica e mentale ottimale. Alla base vi è un’attenta visita  Specialistica che prevede lo studio della composizione corporea, l’analisi della massa grassa e la valutazione del proprio metabolismo.
Segue un’accurata anamnesi alimentare che permetterà allo specialista di elaborare una dieta personalizzata attenta ai gusti e alle abitudini del singolo. Mentre per molti centri il programma dimagrante finisce con la consegna della dieta al paziente (a cui viene affidato tutto il resto), per noi questo è solo il primo passo di un cammino articolato per un periodo di trattamento.

Allineare i denti non è solo una questione estetica, la corretta masticazione e la giusta posizione dei denti permettono di ridurre al minimo i rischi di:

– carie dentale

– parodontopatia (piorrea)

– usura dentale precoce

– dolore nella zona dell’orecchio e delle tempie

– dolore occipitale e cervicale

– scorretta postura

– alitosi

– cattiva digestione

– difficoltà respiratorie

– bruxismo e serramento notturno

Protesi dentale

Il sogno dei denti bianchi, di bella forma generalmente non corrisponde alla realtà. Il fatto è che tanta gente giá dai tempi dell’asilo soffre della posizione errata dei denti e spesso si perde giá da giovane i primi denti. Uno o piú spazi vuoti non danno soltanto un aspetto poco estetico, ma ostacolano anche la confidenza in se stessi: si parla spesso con la mano tenuta davanti, una risata di cuore neanche per sogno.

Oltre posizioni errate nella mascella e oltre gli incidenti, nella maggior parte dei casi l’insufficiente o sbagliata cura dei denti è colpevole degli spazi vuoti. Inoltre l’alimentazione tipo fast-food, bibite e nicotina causano dei danni dentali significativi.
Spesso i denti sono cosí tanto danneggiati che devono essere estratti. In seguito nascono degli spazi vuoti non estetici che causano oltre limitazioni sociali, dei dolori e l’assenza dell’osso. Queste persone oggi come oggi hanno diverse alternative per farsi chiudere gli spazi vuoti dentali e nel frattempo si ricostruisce anche l’intera funzionalità del mordere.

Di nuovo belli brillanti grazie alla protesi dentale

Da sostituzione dentale puó esserci messo l’impianto in caso della perdita di un dente, nel caso dell’assenza di piú denti puó servire una protesi dentale per riavere l’estetica dentale. Le protesi dentali aiutano non soltanto a riempire gli spazi vuoti dentali, ma bilanciano anche il carico mancato dell’articolazione temporomandibolare. La protesi dentale si puó portare fino alla vecchiaia, allungando l’alta qualità della vita. La tecnica moderna e l’esperienza pluriannuale degli specialisti rendono oggi la protesi dentale praticamente invisibile.

In seguito alla perdita di uno o più denti, l’odontoiatria moderna propone, oltre alla sostituzione protesica classica con protesi parziali rimovibili e ponti o corone, l’ IMPLANTOLOGIA OSTEOINTEGRATA

Per implantologia (dentale)

si intende quell’insieme di tecniche chirurgiche atte a riabilitare funzionalmente un paziente affetto da edentulismo totale o parziale mediante l’utilizzo di impianti dentali ovverosia elementi metallici inseriti chirurgicamente nell’osso mandibolare o mascellare, o sopra di esso ma sotto la gengiva, atti a loro volta a permettere la connessione di protesi, fisse o mobili, per la restituzione della funzione masticatoria. Tali impianti possono essere di diverse forme inseriti in diverse sedi con varie tecniche e poi connessi alle protesi con diverse tempistiche.

Attualmente gli impianti sono quasi tutti realizzati in titanio. I più utilizzati sono quelli a vite di tipo endosseo, nella maggioranza dei casi lasciati sommersi sotto gengiva per un periodo congruo in base alla sede. L’implantologia dentale si suddivide quindi in endossea e iuxtaossea, quest’ultima utilizzante solo impianti a griglia con moncone fisso non sommerso e quindi per sede e modalità di carico non osteointegrabili se realizzati in cromo-cobalto-molibdeno o anche osteointegrabili se realizzati in titanio ed inseriti con apposite tecniche chirurgiche favorenti la neoformazione ossea al disopra della loro struttura.

Quella endossea è estremamaente più diffusa, utilizza impianti (corpo implantare propriamente detto) di forma cilindrica/conica più o meno filettati all’esterno e con connessione interna a varia conformazione per la parte emergente (moncone) e più raramente cilindri o coni privi di filettatura esterna ma con analoghi sistemi di connessione interna per il moncone, viti piene di un solo corpo (corpo implantare e moncone realizzati dal pieno e quindi senza alcuna connessione) lame ed aghi. In base al protocollo chirurgico avremo quindi implantologia sommersa e non (transmucosa); in base alla tempistica di utilizzo (funzionalizzazione)avremo carico immediato, anticipato, differito.

L’implantologia endossea si divide fondamentalmente in due grandi scuole: quella italiana e quella svedese. L’implantologia di scuola italiana è storicamente precedente, meno diffusa ma concettualmente ancora oggi è altrettanto importante quanto la seconda. Alla scuola italiana si deve l’introduzione del primo impianto specificamente progettato per il carico immediato, l’introduzione del titanio nella produzione degli impianti (Stefano M. Tramonte), l’introduzione dell’area di rispetto biologico sui corpi implantari, e la saldatrice endorale (PL. Mondani).

Alla scuola svedese si deve la metodica di “osteointegrazione“, sviluppata per primo da Per-Ingvar Branemark, basata sul carico differito e tesa a rendere più controllabile il successo dell’intervento implantologico: prevede l’utilizzo di impianti endossei a vite ed a connessione protesica, con carico differito, ovvero attesa 3-4 mesi in mandibola e 5-6 in mascella. Il protocollo originale di Branemark è stato variamente modificato così come gli impianti utilizzati, per accorciare i tempi di quiescenza degli impianti ed in definitiva dei tempi generali del trattamento. La scuola svedese ha prodotto importantissime innovazioni sia nella tecnologia di produzione e sia nelle tecniche chirurgiche: adozione dei trattamenti di superficie per i corpi implantari, tecniche di rigenerazione tissutale sia ossea sia mucosa, tecniche di augment sia in senso verticale e sia in senso orizzontale ed in generale tutte quelle tecniche chirurgiche atte a rendere più adeguato il sito implantare all’inserzioni di questi impianti, per loro natura assai meno adattabili alle condizioni anatomiche degli impianti di scuola italiana.

Il materiale più utilizzato per la produzione di impianti è il titanio, in forma commercialmente pura o nelle sue leghe ad uso dentale, materiale biocompatibile che non comporta reazioni da parte dell’organismo (popolarmente ma erroneamente note come rigetto). Gli impianti, posizionati nell’osso del paziente, verranno fortemente inglobati in esso dai fisiologici meccanismi della rigenerazione ossea, ossia avverrà la osteointegrazione sia in caso di carico differito (scuola svedese) e sia in caso di carico immediato (scuola italiana).

Storia

La storia dell’implantologia affonda le sue radici nella notte dei tempi e non sappiamo esattamente quando brillò per la prima volta l’idea di inserire un dente artificiale in un alveolo per sostituire un dente perso. Quel che è certo è che si fece. Ci giungono dall’antichità reperti archeologici interessantissimi che testimoniano di inserzioni di pezzi di conchiglia lavorata, minerali o osso. In epoca più recente, nel XIX secolo, si moltiplicarono i tentativi di realizzare interventi implantologici ma l’inadeguatezza dei materiali, delle tecniche chirurgiche, dei mezzi anestetici, l’assenza di antibiotici e la totale mancanza di cognizioni occlusali, ne decretarono ineluttabilmente il fallimento. Nella prima metà del novecento si assiste invece ad un grande fiorire di tentativi decisamente più concreti e numerosi brevetti. Da ricordare il brevetto di Adams del 1938 del primo impianto sommerso, assai simile a quello successivo di Branemark e le esperienze di Formiggini considerato da alcuni il padre della moderna implantologia (1947). Nel 1961 comparve il primo impianto specificamente progettato per il carico immediato (Tramonte) dotato di area di rispetto biologica e nel 1964 fu introdotto il titanio in implantologia (Tramonte). Tra gli anni ’60 e ’70 comparvero gli importanti studi istologici di Pasqualini. Nel 1972 Garbaccio elaborò la teoria del bicorticalismo e progettò il relativo impianto. Nel 1975 Mondani ideò la saldatrice endorale (sincristallizzatrice). Alla fine degli anni settanta, grazie agli studi sull’osteointegrazione si diffuse l’impianto sommerso di Branemark, che risolveva alcuni problemi protesici degli impianti a carico immediato. Da quel momento l’implantologia sommersa si diffuse largamente per la facilità, fino ad allora sconosciuta, con cui anche operatori inesperti potevano iniziarsi all’implantologia; gli impianti sommersi si moltiplicarono e modificarono a ritmo velocissimo nel tentativo di correggere alcuni difetti cronici che li affliggevano nonostante il grande successo ottenuto. Collateralmente all’implantologia andava nel frattempo sviluppandosi la chirurgia ricostruttiva in grado oggi di risolvere molti dei problemi ossei che limitavano grandemente l’uso degli impianti sommersi. L’implantologia moderna, sia essa di carico immediato o di carico differito, è disciplina largamente sperimentata ed affidabile, in grado di risolvere quasi tutti i problemi di edentulismo, funzionali o estetici che siano.

Tipi

Gli impianti hanno forme diverse: a connessione protesica e corpo cilindrico, cilindrico filettato, conico, conico filettato; senza connessione protesica realizzati in pezzo monoblocco; a lama ad ago e a griglia, assai meno usati per la loro intrinseca difficoltà ma adeguati a risolvere situazioni particolarmente difficili e dove non si possano utilizzare tecniche di ricostruzione ossea.

Gli impianti maggiormente utilizzati, i più testati clinicamente ed i più verificati con protocolli internazionali pubblicati sulle principali riviste scientifiche, sono quelli endossei che utilizzano protocolli di carico differito, ma tutti gli impianti osteointegrano, purché siano realizzati in titanio. La dizione “osteointegrati” riferita agli impianti e “osteointegrazione” riferita alla tecnica chirurgica (una volta tesa a distinguere il protocollo a carico differito che avrebbe prodotto osteointegrazione dal protocollo a carico immediato che avrebbe prodotto fibrointegrazione e quindi insuccesso implantare) non è più utilizzabile in questo senso poiché oggi sappiamo che un intervento implantologico realizzato sia secondo il protocollo a carico differito, sia secondo il protocollo a carico immediato, dà luogo a osteointegrazione comunque, purché gli impianti inseriti siano in titanio. È dunque il titanio a produrre quell’unione particolare tra impianto e osso definita osteointegrazione.

Metodiche di implantologia

Le metodiche di implantologia prevedono principalmente due tecniche chirurgiche :

Protocolli operativi

L’”implantologo” odontoiatra e/o chirurgo quindi crea una sede nell’osso del paziente (in corrispondenza del nuovo dente da sostituire o da immettere ex novo), attraverso una serie di frese ossee calibrate, per inserire successivamente un impianto dentale endo-osseo. Perché l’impianto si osteointegri è necessaria una buona stabilità primaria, mobilità nulla o dell’ordine di pochi micron (secondo Brunsky e Coll.). L’interfaccia osso-impianto è quindi dell’ordine dei millimicron, altrimenti l’impianto non regge al carico e deve venire rimosso.

Secondo alcuni implantologi (Linkow) può essere accettabile per il successivo carico con una corona anche la fibrointegrazione (fenomeno di inclusione difensiva dell’organismo che ingloba il corpo estraneo in una capsula fibrosa). Tecnicamente l’impianto è fallito e l’intervento chirurgico non ha avuto successo, ma in alcuni casi si possono realizzare permanenze di impianti fibrointegrati per anni e con piena soddisfazione del paziente. Ciò nonostante, la fibrointegrazione rappresenta un insuccesso.

Attualmente, gli impianti più utilizzati sono quelli di scuola svedese, inseribili con protocollo di carico differito, con superfici trattate con varie tecnologie, per favorire il migliore controllo di tutti i parametri ed il più alto grado di predicibilità del successo implantare. In genere il carico masticatorio con protesi fissa avviene in un secondo tempo, dopo 3/4 mesi per la mandibola, dopo 5/6 mesi per il mascellare superiore. In alcuni casi, ma non in tutti, è possibile anche un carico immediato degli impianti, per poter fare ciò occorre però il rispetto di alcuni fondamentali criteri:

Occorre chiaramente anche una seria valutazione dello specialista, che dovrà valutare con opportuni esami e strumenti la coesistenza di tutti questi fattori; altrimenti la scelta cadrà su una tecnica “tradizionale” (di tipo “sommerso” o “non sommerso”), ovvero con impianti che necessitano di un tempo di attesa più lungo, ma più sicuro, per il carico masticatorio.

Gli impianti di scuola italiana a carico immediato, e le relative tecniche chirurgiche, dànno percentuali di successo sovrapponibili a quelle ottenute col carico differito, ma comportano una curva d’apprendimento più lunga e richiedono maggiore esperienza. Mettono però il paziente in grado di avere denti provvisori fissi già alla fine della seduta chirurgica d’inserzione implantare anche in quei casi in cui con impianti di scuola svedese si sarebbe costretti a realizzare il carico differito.

Gli impianti hanno una vita pressoché illimitata (gli studi più lunghi hanno 25 anni), se viene effettuata una quotidiana manutenzione: il rischio più grosso che corrono gli impianti è dato:

Va anche detto che il fumo, ed il diabete possono compromettere sia l’osteointegrazione sia la durata degli impianti.

Gli impianti possono sostituire un dente singolo (corona su impianto), un gruppo di denti ravvicinati (ponte su impianti), un’intera arcata dentaria, oppure possono servire a stabilizzare una protesi totale superiore o inferiore (overdenture)

Criteri di successo degli impianti